“BENE e MALE o BUONO e CATTIVO?”

 

Leggo, su L’Espresso del 16 aprile scorso, un articolo di Michel Onfray, che mi ha segnalato la mia amica Maria, memore di quando abbiamo letto, nel gruppo “ricerca” il suo Trattato di ateologia.
Nell’articolo il filosofo francese riflette sul “cinismo planetario” dei cosiddetti “grandi”: “E’ sbagliato credere che in politica il Bene e il Male un giorno abbiano avuto un ruolo preciso nella Storia: da Alessandro il Grande a Trump, da Cesare a Putin, da Tamerlano a Erdogan, da Gengis Khan a Xi Jimping, i feroci personaggi politici il cui nome è inciso nel marmo della Storia hanno sempre agito al di là del bene e del male”.

Si sofferma poi un attimo su Trump, per ribadire la sua convinzione che anche lui non sia altro che “ciò che sono tutti i presidenti eletti degli Stati Uniti: semplicemente giocattoli nelle mani del Capitale (…) una marionetta nelle mani del capitalismo”.
Presumo che ne sia consapevole – parlo di Trump – appartenendo egli a quel capitalismo di cui vuole contribuire a sostenere i programmi. Onfray aggiunge, appunto, che “gli uomini politici non applicano un programma, ma ubbidiscono al programma che rende possibile la loro stessa esistenza (…) in tutto ciò non ci sono né bene né male, ma altri due punti di riferimento, diversi, che non rinviano più alla morale moralizzatrice, bensì alla fisica delle forze, o alla meccanica dei fluidi: il Buono e il Cattivo.
Secondo questo dinamometro attivato assai lontano dal confessionale, è Buono tutto ciò che permette la realizzazione del programma, anche se questo Buono nel linguaggio comune rientra nella categoria del Male; è Cattivo ciò che intralcia o impedisce la realizzazione del programma, anche se questo Cattivo nel linguaggio comune rientra nella categoria del Bene.
Un certo Lev Trotskij rifletté a lungo su questa rozza logica in “La loro morale e la nostra”. Ciò che era male per l’ordine borghese (deportare, sterminare, rinchiudere, perseguitare, giustiziare, terrorizzare, e così via) era un bene per l’ordine rivoluzionario. Conosciamo il seguito e sappiamo come andò a finire, con cento milioni di morti nel nome del Buono…”.

Onfray analizza velocemente gli avvenimenti recenti che hanno travolto l’Iraq, la Cecenia, la Siria, la Libia… e ricorda “i falsi dibattiti sulla stampa che discettarono del concetto di “Guerra giusta” (elaborato dai Padri della Chiesa che auspicarono, così facendo, di giustificare e di legittimare l’imperialismo cristiano sulla totalità del pianeta) all’epoca della Prima guerra del Golfo”.
E conclude: “Non siamo entrati in una nuova era: abbiamo semplicemente barattato l’ironia della “Guerra giusta”, la scappatoia dei “Diritti dell’uomo”, il sarcasmo del “Diritto di ingerenza” con un cinismo esplicito, che mette i politici alleati alle prese con i commercianti di armi, con i dirigenti complici del controllo e del saccheggio del sottosuolo dei paesi assoggettati in nome della lotta contro il terrorismo,con i governanti delle grandi potenze e i loro complici ultra-miliardari che, oltre alle armi, possiedono mezzi di informazione, industrie, banche, tengono un piede in finanza e hanno sul loro libro paga, quando non ai loro stessi piedi, un politico personale di alto grado. (…)

Ma i popoli che appoggiano Donald Trump, Vladimir Putin, Recep Erdogan, Abou-Bakr Al-Baghdadi, pensando che da loro otterranno onore e risarcimento, dignità e potenza, si sbagliano. Non riceveranno niente di diverso da ciò che i popoli ricevono da che mondo è mondo: lacrime, sudore e sangue”.

Beppe Pavan