Abbiamo letto…

Augusto Cavadi, MOSAICI DI SAGGEZZE. Filosofia come nuova antichissima spiritualità,
ed Diogene Multimedia, Bologna 2015

Il libro ha catturato la mia curiosità “interessata” fin dalle dediche: “… agli amici con cui organizzo … le Domeniche di spiritualità laica per chi non ha Chiesa”. La spiritualità non è “roba da Chiese”, da preti, da pastori… è di ogni uomo e di ogni donna; e la sera che l’autore lo ha presentato a Pinerolo eravamo tanti e tante “credenti senza Chiesa” ad ascoltarlo e a dialogare con lui e tra noi.
Un volume di quasi 300 pagine, corredato da 910 note, un indice dei volumi citati e uno dei nomi. Ma lasciamo perdere i numeri… Leggendolo (avevo il compito di presentarlo) vi ho colto un “filo rosso” in due parole: senso critico e spiritualità naturale, che lui presenta (pag 19) come “piacere di conoscere la realtà vera”. Tocca a ciascuno e a ciascuna scegliere di “incarnare” questo amore per la sapienza (filo-sofia), che la Bibbia ebraica ci dice essere uno dei volti del divino, del “divino che è in noi”, come ci raccontano le donne delle comunità di base – imparando sempre di più a praticare quel senso critico che è il “modo della nostra spiritualità”: la “laicità più radicale” (pag 12). Poi ho ritrovato due parole che mi sono care e preziose: consapevolezza e responsabilità, che sono i binari fondamentali su cui si snoda il cammino degli uomini che cercano di trasformare la propria maschilità per una nuova civiltà delle relazioni.

Cavadi, filosofo di strada (come ama definirsi) e professore di filosofia, ci fa accompagnare in questo percorso di conoscenza e di saggezza dal pensiero di centinaia di filosofi e di qualche filosofa, dall’antica Grecia ad oggi. In realtà cita poche donne, e la cosa mi ha turbato non poco. Poi ho riflettuto sul fatto che, per evitare che sia un mero vezzo intellettuale – purtroppo succede – quello di citare donne femministe dimostrando di averne letto i libri, è necessario incarnarne gli insegnamenti. In questo Cavadi mi sembra molto coerente: nel libro e nel dialogo con lui ritrovo l’ascolto, il partire da sé, la coerenza tra affermazioni e vita, la convivialità delle differenze, il rifiuto delle gerarchie… In un certo senso si dimostra continuatore dell’opera degli uomini raccontati da Gabriele La Porta in Il ritorno della Grande Madre: uomini che hanno traghettato la cultura matriarcale attraverso i secoli difficili e bui, grazie al fatto di essere uomini, accolti nei circoli intellettuali maschili e accettati dai loro congenri.
A volte citare e dichiarare la propria riconoscenza e il proprio riconoscimento a quelle donne provoca reazioni di chiusura e di silenzio. Meglio, quindi, concentrarsi sulla diffusione dei messaggi e sulla contaminazione delle pratiche di vita. E’ necessario anche, però, che tutto questo venga correttamente recepito e riconosciuto, anche dalle donne: che il non citarle non venga sempre interpretato come ignoranza, misconoscimento, supponenza patriarcale.

Mi sembra stimolante e illuminante la “proposta di Peter Handke”, citata da Augusto a pag. 15, “di intendere ‘ripetizione’ come sinonimo di ‘ritrovazione’ (un ritrovare ciò che si era perduto per farne risorsa creatrice di futuro)”. Cavadi lo dice a proposito delle “citazioni”, di cui fa uso abbondante nel libro. E continua, quasi a sostenere la sua scelta, con una dichiarazione di Plotino: “Questi discorsi non sono una novità… ma sono stati fatti da lungo tempo, sia pure non esplicitamente, e i nostri ragionamenti attuali si presentano solo come interpretazione di quelli antichi…”.
Antichi “come le montagne”, mi viene da dire, parafrasando Gandhi. Antichi come l’ordine simbolico della madre, che ha guidato il millenario (“milionario” bisognerebbe dire) processo di ominazione e di crescita della specie umana, e che solo recentemente è stato investigato e descritto e proposto alla nostra attenzione da Luisa Muraro, la cui “interpretazione” mi ha coinvolto e convinto: è l’ordine simbolico anche per noi uomini, radicalmente alternativo all’ordine patriarcale. E’ una “tessera di saggezza” che propongo ad Augusto Cavadi di inserire nei suoi “mosaici”.
bp