Le donne, il nuovo che avanza.

Nei giorni in cui parliamo e ci confrontiamo sull’esigenza di nuove forme della politica: dalla competizione alla cooperazione; nei giorni in cui riprendiamo queste riflessioni “utopiche” anche nel gruppo uomini e con operai di fabbriche in crisi… mi sembra un “segno” l’aver ritrovato questo articolo di Federica Tourn, che ci dà speranza – a me, a noi, al mondo – a condizione di non leggerlo con superficialità, ma pensando con attenzione al messaggio che ci trasmette: “le donne sono il vero nuovo che avanza”. A noi uomini la scelta di partecipare con convinzione al loro avanzamento, consapevoli che anche il nostro cammino di cambiamento appartiene a questa novità… (bp)

21 gennaio 2017: due milioni e mezzo di persone in tutto il mondo, cortei in 161 città, mezzo milione nella sola Washington: la più grande manifestazione mai vista negli Stati Uniti (…) che dice no a discriminazioni di genere, etnia, preferenze sessuali, censo (…).
25 novembre 2016: a Roma duecentomila persone sono in corteo per denunciare la violenza contro le donne e i femminicidi; un’ondata di indignazione che prende il via dall’ennesima uccisione in Argentina di una ragazza di 16 anni e che a fine ottobre riversa in strada migliaia di donne in tutto il Paese, un movimento che si allarga all’intera America Latina al grido di “Ni una menos”, non una di meno.
Polonia, inizio ottobre: un milione di donne (e uomini) in nero scende in strada nella capitale per protestare contro la decisione del Governo di irrigidire ulteriormente una legge già molto dura contro l’aborto. (…) E lo Stato fa un passo indietro e ritira la proposta di legge.
Sempre a ottobre, 4000 donne cristiane, ebree e musulmane fanno a piedi i 200 Km che separano il Nord di Israele da Gerusalemme, per chiedere la fine del conflitto israelo-palestinese entro quattro anni (…) contribuendo a tenere alta l’attenzione sui muri e le guerre in tutto il mondo.
Manifestazioni diverse, in paesi diversi, che hanno avuto un successo enorme e con un denominatore comune: sono state tutte organizzate da donne, solo con il passaparola dei social 2, certo, delle reti di donne e femministe che non hanno mai smesso di decostruire l’immaginario patriarcale e le conseguenti disparità sociali che ancora vogliono le donne subalterne nel lavoro, in famiglia, nei luoghi di potere. Manifestazioni volute da donne ma trasversali, che si sono aperte subito agli uomini e hanno rivendicato la fine di ogni tipo di ingiustizia. (…)
Anche se i media sembrano glissare sul punto, è evidente che gli avvenimenti degli ultimi mesi hanno definito le donne come l’unico soggetto politico capace di mobilitare grandi masse di persone e influire sulle decisioni di Stati e governi. Altro che Trump e populismi vari, questo è il vero nuovo che avanza.

Federica Tourn – Riforma 3.2.17
PROSTITUZIONE: LA FRANCIA E IL MONVISO
Ho letto e conservato, sul numero 432 (maggio 2016) de Il Foglio – mensile di alcuni cristiani torinesi, un articolo di Andrea Lebra che racconta l’iter e i contenuti della nuova legge francese in materia di prostituzione, datata 6 aprile 2016. Lebra la presenta come “nuova, ambiziosa e condivisibile”. Riassumo a modo mio:
nuova rispetto alla normativa precedente, che considerava la prostituzione “come un male inevitabile a causa dell’incontenibilità delle pulsioni sessuali di cui sarebbero dotati i maschi”;
ambiziosa perché si pone l’obiettivo non solo di contrastare tratta e sfruttamento sessuale di esseri umani, ma soprattutto di “realizzare un cambiamento progressivo di mentalità per scoraggiare, fino a farla sparire, la pratica della prostituzione, in quanto incompatibile con la dignità e il valore della persona umana”;
condivisibile perché “ritiene che la prostituzione sia una forma di violenza nei confronti della donna e impedisca una vera uguaglianza tra i sessi”.

Mi sembrano assolutamente centrali alcune riflessioni che hanno dato al Parlamento francese la convinzione e l’energia per varare questa legge:
“La nozione di ‘bisogni sessuali incontenibili’ dei maschi rinvia a una concezione arcaica e degradante della sessualità, che favorisce lo stupro. (…) La prostituzione si inscrive nella lunga tradizione maschiocentrica che rende i corpi delle donne disponibili per l’uso che ne vogliono fare a piacimento gli uomini (ius primae noctis, debito coniugale, aggressioni fisiche, minacce armate, stupro, molestie sessuali, atti persecutori o stalking). La società non può accettare che la libertà di alcune persone (i clienti) sia fonte di oppressione per altre persone (donne nella prostituzione)”.
La maggioranza delle persone che si prostituiscono – scrive Lebra – sono vittime di violenze devastanti per la loro salute fisica e mentale. “Tutte le persone fuoriuscite dalla prostituzione concordano nell’affermare che un rapporto sessuale coatto o senza altro desiderio se non quello del denaro è distruttivo e lascia delle tracce indelebili. Le ricerche dimostrano altresì che gli uomini che acquistano sesso hanno un’immagine degradante della donna”.
“La prostituzione può regredire solo grazie a un cambiamento progressivo di mentalità e a un paziente lavoro di prevenzione, di educazione e di responsabilizzazione dei clienti e di tutta la società. (…) perché “la domanda che incrementa tutte le forme di sfruttamento delle persone incide negativamente sulla parità di genere e viola il principio della dignità umana”.

E il Monviso… che c’entra?

Non parlo del Re di Pietra, ma del settimanale del pinerolese che porta questo nome. Su un numero a caso, che ho ricevuto in omaggio mentre passeggiavo per la città nei giorni della fiera, una mezza pagina abbondante è dedicata ai cosiddetti “annunci personali”: sono tutti di offerte di “piacevolissimi e intensi momenti di relax” da parte di “italiane” o di ragazze “appena arrivate in città”, che ricevono a domicilio e forniscono , quindi, il numero del cellulare. Ne ho contati 22: 21 donne e 1 uomo. Sembrano scritti dalla stessa mano, con aggettivi descrittivi che si ripetono pari pari, anche quando a scrivere è una donna straniera “appena arrivata”… Anche nel Pinerolese, evidentemente, la domanda è notevole…
Spero che la Redazione del Monviso si faccia qualche domanda e, soprattutto, cerchi le risposte adeguate. Da parte mia… non spenderò mai un euro per comprare questo giornale.

Beppe Pavan