Cosa desidera una mamma per i figli.

(estratto da “Felicità è sentirsi comodi nel mondo” di Elasti, su D-La Repubblica del 13.2.16)

(…) Se mi avessero chiesto, in quel tempo in cui portavo in giro una pancia smisurata, uno sguardo liquido e un sorriso ebete: “Cosa desideri per l’inquilino che domani diventerà tuo figlio?”, avrei risposto, sprovveduta e leggera: “La felicità, naturalmente”. E avrei evaso, con un sostantivo sognante, semplice e terribilmente incompleto, un interrogativo smisurato che contiene ambizioni, bisogni, mancanze, proiezioni, modelli, visioni. Felicità era quello che volevo per loro, quando abitavano la mia pancia, quando erano piccoli, inconsapevoli e bisognosi di tutto, quando scoprivano il sapore della pizza o del cioccolato e si illuminavano di incredulo stupore, quando cadevano per terra, cento, mille volte, e si rialzavano immediatamente perché crescere è un’avventurosa necessità che richiede una tenacia ottusa e infaticabile.
Poi, da quella prima pizza e da quei primi passi, sono cresciuti. E forse, con loro, sono cresciuta anch’io. E la felicità, come ambizione, non è stata più abbastanza. Cosa voglio, oggi, per il domani di un dodicenne ruvido e sornione, di un novenne eccentrico e sognatore, di un seienne torvo e seduttore?
Vorrei che fossero uomini per bene, capaci di cucinare e cucire i bottoni, di chiedere scusa e accogliere, di abbassare la guardia e dire grazie, di essere se stessi sempre, di prendersi le proprie responsabilità, di guardare negli occhi, senza abbassarli né alzarli, di domandare permesso, di fare passi avanti e indietro, di ridere disarmati. Vorrei che fossero uomini capaci di rispetto e tenerezza, d’ironia e, soprattutto, di autoironia, d’integrità e coerenza, di generosità e tolleranza. E poi che trovassero una strada da seguire, una casa da costruire, un progetto più grande di loro su cui incaponirsi.
Vorrei che potessero scegliere dove e con chi stare e che lì ci stessero comodi. Vorrei che non conoscessero l’inquietudine distruttiva di chi non sa chi è. Vorrei che avessero spalle larghe per offrire riparo a chi non le ha. Vorrei che scoprissero un talento, una passione, un amore e che ci si dedicassero come a una missione vitale. Vorrei che un giorno, guardando indietro, sorridessero. E anche guardando avanti. (…)

Insomma, vorrebbe la loro felicità, in una parola.
bp