L’8 febbraio scorso si è svolta la giornata di autogestione degli studenti del liceo Porporato di Pinerolo. Come l’anno scorso, siamo stati invitati, come Gruppo Uomini in Cammino, a partecipare gestendo 2 laboratori; abbiamo scelto come titolo: “Linguaggio = generatore di violenza”.
Lo scopo del laboratorio era di riflettere insieme agli studenti sull’uso inappropriato di diverse parole (o frasi) divenute abituali nel linguaggio collettivo. Parole che hanno, nella loro espressione, occulta o palese, un incitamento diretto alla violenza.
Un esempio tipico è la parola “combattere”, usata anche in certe pubblicità e in diversi contesti spacciandola come sinonimo di attività positive: combattere le malattie… la fame… la povertà, ma che evoca nell’inconscio uno stimolo verso la violenza.
La leggerezza con cui si usano certi termini, pensando ad un significato omologato ma diverso da quello originario, ci impedisce di vedere e sentire il danno che queste parole producono in chi le pronuncia e in chi le ascolta.
“Le parole sono pesanti come macigni” – “Ne uccide più la lingua che la spada”: sono detti popolari che spiegano chiaramente quanto sia pericoloso l’uso superficiale di certe terminologie.
Utilizzando le esperienze e le modalità di confronto del Gruppo Uomini, il laboratorio ha visto la partecipazione attiva degli studenti al dibattito. Dibattito che ha evidenziato come la terminologia, alimentata ad arte da un certo tipo di pubblicità, generi stimoli per diverse modalità di violenza: fisica, psicologica, morale, ma anche autolesionistica (“aggredire la strada” – “mordere l’asfalto” – “conquistare il mercato”…).
Pubblicità che tende a trasformare le esperienze umane in “sindromi” e, quindi, in potenziali malattie. Se lo scopo della pubblicità è vendere un prodotto, in questi casi ci riesce attraverso la violenza psicologica.
Il dibattito ha inoltre evidenziato, da un lato, come l’utilizzo di terminologie distorte si è ormai generalizzato da non farci più accorgere dei danni che provoca e, dall’altro, l’esigenza di moltiplicare riflessioni e momenti come questo laboratorio.
Sono stati toccati anche argomenti collaterali quali l’esclusione, l’ascolto, la semplicità.
Il laboratorio si è concluso simpaticamente con la salita sui banchi di alcuni/e “per avere un altro punto di vista”, imitando gli studenti de L’Attimo Fuggente.
Giuseppe Ozimo (UinC Pinerolo)